03 Mar LA STORIA DEL CARNEVALE DI CENTO
Il Carnevale di Cento, riconosciuto dal MiBACT (2017) come Carnevale storico, testimonia una passione cittadina mantenutasi inalterata quasi ininterrottamente fino ad oggi.
Si riportano notizie del Carnevale già nei documenti del 1500, quando i festeggiamenti coincidevano con la celebrazione della Festa del Berlingaccio: le strade si affolavano di maschere in occasione del Giovedì Grasso.
Il Carnevale era talmente sentito tra la popolazione che, nel XVII secolo, fu lo stesso Guercino a documentare iconograficamente i festeggiamenti attraverso una serie di affreschi per Casa Pannini.
Tuttavia, la festa subì tra il 1629 e il 1631 una battuta d’arresto, a causa delle devastanti epidemie e carestie. Nel 1632, però, la cittadina riprese i festeggiamenti che “[…] danno diletto e piacere non solo alli Terrieri, ma anco a’ forestieri”(*1)
Ulteriore menzione di maschere e lunghi festeggiamenti goliardici si trova nei documenti del XVIII e XIX secolo. Nell’800, in particolare, alle feste popolari di strada animate da mascheroni in cartapesta, si aggiunsero i veglioni di Carnevale riservati alle classi sociali più elevate. Ma è nel 1870 che, grazie all’organizzazione della Società Progresso, sfilò il primo corteo di carri con imponenti figure di cartapesta.
Successivamente, all’inizio del ‘900, i centesi introdussero il Re del carnevale, Tasi. Gran parlatore “di tutte le lingue che la sua fantasia gli sapeva suggerire […]”(*2) , vestito di tutto punto e accompagnato dalla sua inseparabile volpe, Tasi, a conclusione della festa, prima di essere bruciato, durante la lettura del suo testamento, elogerà i centesi che si sono distinti in diversi ambiti e svergognerà mettendo alla berlina coloro che non hanno tenuto un comportamento corretto.
Risalgono agli inizi del ‘900 le notizie sui primi carri con imponenti figure di cartapesta trainati dai buoi; dopo la forzata pausa a causa degli eventi bellici del 1947, l’evento goliardico riprese il corso mascherato.
Tra entusiasmo e follia collettiva dei visitatori, il Carnevale di Cento ben presto si trasformò in una vera e propria gara tra le società carnevalesche, con tanto di norme per lo svolgimento della competizione e con un calendario di date ufficiali delle manifestazioni. Negli anni ‘60, l’organizzazione del carnevale passò nelle mani istituzionali della Pro Loco, la quale contribuì a procurare alle società carnevalesche degli spazi adeguati per l’allestimento dei carri, i cosiddetti hangar.
Alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, da festa prevalentemente locale, il Carnevale di Cento assunse il profilo di grande evento dall’eco internazionale. Ciò accadde nel 1990 quando il Comune di Cento, intuendone un potenziale in grado di garantire un notevole richiamo di visitatori, ne affidò la gestione alla società privata dell’imprenditore locale Ivano Manservisi, patron del Carnevale, che trasformò la kermesse, nell’altisonante e mediatico “Cento Carnevale d’Europa”. Questo cambio di direzione impresse una svolta significativa, non solo nell’organizzazione e gestione, ma anche per l’immagine dell’evento stesso, in grado di competere con gli altri carnevali d’Italia. Nato da un’idea del patron del carnevale, il gemellaggio nel 1993 con il Carnevale brasiliano di Rio de Janeiro, portò i carri vincitori del concorso carnevalesco centese a sfilare nella “Notte dei Campioni” nel mitico Sambodromo.
Indiscussi protagonisti ed essenza gioiosa dello spettacolo, sono le giganti figure di cartapesta, anzi di carta pestata o pigiata, che continuano ancora oggi ad essere prodotte dalle mani esperte dei mastri cartapestai. I carristi, volontariamente, come atto di generosità della loro città, dedicano la loro passione e il loro tempo da un carnevale all’altro, per tutto l’anno, all’ideazione, alla progettazione, e realizzazione dei carri allegorici e dei loro complessi movimenti meccanici.
Le straordinarie, imponenti e coloratissime figure semoventi, precedute da folte schiere di figuranti in altrettanto variopinti costumi, sono trainate dai trattori e sfilano lungo il corso, rasentando gli edifici che costeggiano le strette vie del centro storico: da piazzale Bonzagni, lungo corso Guercino, passando da Piazza Guercino, fino alla Rocca. Caratteristica del carnevale centese è durante la sfilata il tradizionale “gettito”, ovvero il lancio dalle torrette dei carri di doni di diverso tipo.
Insomma, il Carnevale di Cento, nonostante i secoli, è ancora oggi un evento molto sentito in città. L’appuntamento centese domenicale rappresenta un “altrove” temporale e spaziale, dove tutti i partecipanti, entrano in una dimensione sospesa di “tempo differente”, staccato dalla routine, che si libera dai soliti schemi e vincoli della vita quotidiana.
(*1) G. P. Borghi, D. Cortesi (a cura di), Storia & Storie del Carnevale di Cento. Dalle sue origini cinquecentesche alla “Prima Repubblica” di Re Tasi /1947-1989), Vicenza, 2017, p. 12.
(*2) G. P. Borghi, D. Cortesi (a cura di), Storia & Storie del Carnevale di Cento. Dalle sue origini cinquecentesche alla “Prima Repubblica” di Re Tasi/ 1947-1989) Vincenza, 2017, p. 28.