TRA I FILI D’ERBA NON PIÙ FIORI, MA PLASTICA

Fossi colmi di immondizia, bottiglie di vetro, plastica, mascherine, cartoni per la pizza…il degrado del nostro paesaggio è ormai sotto gli occhi di tutti.
Lo scorcio di campagna è diventato un mosaico di rifiuti e  tutto ciò è realtà talmente quotidiana che, ormai,  ci abbiamo fatto l’abitudine.
L’apatia, l’assenza di sensibilità nei confronti del mondo che ci circonda è sempre più evidente ed allarmante.

Palloncino animato_Federico Fregni

Credo fortemente che il mondo delle arti visive possa essere un ottimo ed efficace strumento di comunicazione per denunciare il degrado e l’abbandono del nostro paesaggio. Paesaggio che, come emerge dalla nostra stessa Costituzione Italiana nell’articolo 9, deve essere tutelato.

Da sempre opere visive di qualsiasi tipologia sono portatrici di messaggi specifici. Ecco perché, a proposito di ambiente, degrado e tutela, vorrei proporre il punto di vista di un giovane fotografo che attraverso i suoi scatti denuncia, senza mezzi termini, l’abuso costante che stiamo causando al nostro pianeta.

 

Luogo dimenticato_Federico Fregni

 

Attivista di Giovani Europeisti Verdi e collaboratore volontario di Active Strike, Federico Fregni il 22 aprile del 2021 ha dato vita ad una mostra fotografica “RifiutiamoCI” presso il Centro Commerciale di Crevalcore.

In collaborazione con la giovane artista Laura Ansaloni che ha fatto proprio di questi rifiuti delle vere e proprie installazioni, Federico ha deciso di documentare attraverso le immagini il degrado del territorio di Crevalcore.

 

Giocattolo abbandonato_Federico Fregni

 

La drammaticità e l’angoscia che emergono osservando le sue fotografie, ci fa comprendere, non solo di quanto questo problema non sia unicamente circoscritto ad una realtà di paese specifica, ma di quanto la situazione riguardi tutti, nessuno escluso.

 

Non buttare i guanti_Federico Fregni

 

Ho deciso di proporvi qua di seguito un’intervista rivolta proprio a Federico per comprendere al meglio il messaggio del tema proposto in  mostra.

Il titolo della mostra è veramente forte e significativo: che cosa significa?

Sul titolo ho speso un bel po’ di tempo pensando ad un nome che potesse avere un forte impatto e che fosse riconducibile al soggetto della mostra, cioè il rifiuto. Dopo vari tentativi deludenti mi è saltato in mente quasi per caso RifiutiamoCi. Questo titolo, tanto semplice quanto banale, oltre a contenere all’interno il soggetto dell’esposizione, preso come verbo, nel nostro caso, ha il significato di rigettare l’azione dell’inquinare e deturpare il nostro bellissimo territorio.

 

Culla della vita_Federico Fregni

 

Il progetto fotografico è stato affiancato dalle installazioni di Laura Ansaloni. Che cosa ha significato per te proporre questo binomio “fotografia-scultura”?

Ho pensato di coinvolgere Laura perché credo che accostare le sue installazioni, create con alcuni dei rifiuti che ho raccolto dopo averli immortalati ai miei scatti fosse una mossa vincente nel far percepire più vicino il problema all’osservatore. Credo che ritrovarsi di fronte all’oggetto incriminato di tanto scempio abbia un effetto più forte della sola immagine bidimensionale che siamo tanto abituati a vedere tutti i giorni sui social network e in tv.

Scheletro metallico_Federico Fregni

 

I tuoi scatti hanno una luce particolare: perché questa scelta?

Ho scelto di scattare la maggior parte delle fotografie al tramonto così da ottenere una luce drammatica che desse un senso più profondo allo scatto.
In più ho alterato i colori dell’ambiente circostante al rifiuto (che ho lasciato inalterato) con delle tinte che richiamassero alla mente un nonsoché di malato, debole. Il senso è di richiamare l’attenzione sul fatto che, con questo malsano comportamento, stiamo avvelenando la nostra Casa e di conseguenza noi stessi.

 

Naturale_Federico Fregni

 

Gli stessi titoli delle tue fotografie sembrano volerci “urlare” qualche cosa.

Si esatto, mi piace l’idea di creare dei giochi di parole per stuzzicare la mente dell’osservatore. Ad esempio, l’opera dal titolo “naturale” , dove è presente questa involucro di plastica che una volta era servito per contenere delle bottiglie d’acqua, ed è stato gettato in un campo, non ha nulla a che fare con la natura.

Mezzo di locomozione rotto_Federico Fregni

 

Quanto pensi sia importante e fondamentale l’uso delle arti visive, in questo caso la fotografia, per denunciare il profondo stato di abbandono e abuso del nostro paesaggio?

Credo che utilizzare l’arte come denuncia sociale sia un metodo di comunicazione molto efficace per portare all’attenzione del pubblico temi importanti come appunto l’abbandono dei rifiuti sul nostro territorio in un modo più leggero e più “digeribile” per tutti. A mio parere l’arte utilizzata come strumento di denuncia e non unicamente come mezzo per allietare la vista e l’animo o per raffigurare scene ultraterrene, le assegna un valore più elevato perché guadagna anche un ruolo socialmente utile.

Finto_Federico Fregni

 

Credi che il tuo progetto possa essere coinvolto per un’eventuale collaborazione con le scuole del territorio?

Penso sia un’ottima idea sensibilizzare e formare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente è fondamentale per cambiare le abitudini della società moderna incentrata sul consumismo.