UN INCONTRO POSSIBILE ED IMMAGINARIO: VELÁZQUEZ E GUERCINO

È grazie alle scoperte geografiche che nel XVII secolo il mondo diventa più grande. L’esplorazione di nuove terre e l’ampliamento dei commerci, però, creano ulteriori rivalità: le potenze nazionali, che già si contendevano il dominio sull’Europa, volgendo lo sguardo sui mari, iniziano a scontrarsi con lo scopo di controllare i traffici commerciali con i nuovi mondi.

La più antica potenza politica, territoriale e navale è sicuramente la Spagna. Dominata dagli Asburgo, il paese spagnolo esprime perfettamente la visione del potere tradizionalista, legato fortemente ad un’interpretazione austera del Cattolicesimo. Tuttavia, per la Spagna il XVII secolo è un periodo di guerre continue e soprattutto su più fronti: da un lato il continuo e logorante scontro con la Francia e i Paesi Bassi; dall’altro, mentre il Portogallo riesce a rendersi autonomo dalla corona spagnola, perdura la concorrenza sui mari con l’Inghilterra.
Nonostante lo stato di belligeranza permanente, in ambito culturale, per la Spagna il Seicento viene considerato il Siglo de oro (Secolo d’oro). Arte e letteratura sono il simbolo delle tendenze culturali del Paese, in perfetta sintonia con i due poteri che gestivano, alimentavano e dirigevano la produzione artistica del tempo: la Chiesa e la corte.

Ed è proprio all’interno di questo contesto che emerge la figura di Diego de Silva y Velázquez (Siviglia 1599 – Madrid 1660). Pittore ambizioso, Velázquez rappresenta il prototipo dell’artista che, grazie alle proprie capacità, riesce a scalare rapidamente le gerarchie sociali, fino ad identificarsi con il potere.
Giovanissimo e determinato Velázquez, dopo l’esperienza presso la bottega di Francisco de Herrera, e l’apprendistato da Pacheco, immediatamente si impone per il suo stile: punto di partenza è la forte esigenza di imitare la realtà, attraverso un naturalismo di impronta caravaggesca, ma per arrivare ad una maniera ricca di spunti personali. Grazie alla sua grinta,
Diego de Silva y Velázquez riesce a raggiungere la corte di Madrid e, nell’estate del 1623, diventando così il pittore ufficiale del re, Filippo IV d’Asburgo, in via esclusiva. Il loro rapporto durò oltre vent’anni.

Diego de Silva y Velázquez Autoritratto, 1650 ca., olio su tela, 45 x 38 cm.

 

Successivamente, il pittore spagnolo, dietro consiglio di Rubens, desideroso di conoscere il centro e il fulcro del Barocco, tra il 1629 e il 1631 soggiorna in Italia per avere un confronto diretto con la cultura più avanzata d’Europa. Ed è proprio durante il suo viaggio nella Penisola, che Velázquez, attirato dalla notorietà del Guercino, giunge anche a Cento. Qui, egli ha la possibilità di vedere con i propri occhi lo stile del pittore centese (rappresentato da opere come la splendida e meravigliosa Madonna col Bambino benedicente), rimanendone estremamente affascinato.

 

Guercino Madonna col Bambino benedicente, 1629, olio su tela, 136 x 104 cm.

 

Il fascino della maniera del pittore centese, si evince nelle opere di Velázquez a seguito del suo ritorno in Spagna, traducendosi in una composizione tipicamente italiana in cui gli oggetti sono rappresentati con estrema naturalezza.
Due artisti completamente diversi a confronto in un incontro, e rapporto, possibile ed immaginario, che tessono però fili invisibili ed interessanti suggestioni nel mondo della storia dell’arte. Rimandi o diretti collegamenti che sono emersi, come sempre, in maniera efficace durante l’ultima conferenza organizzata dal Centro Studi Internazionale “Il Guercino”, lo scorso 29 gennaio. L’appuntamento, tenutosi presso la Sala Zarri del Palazzo del Governatore, è stato condotto dallo storico dell’arte Luigi Ficacci.