CONSAPEVOLEZZA E IDENTITA’: LA RIAPERTURA DELLA PINACOTECA DI CENTO

In Italia il rapporto tra musei e territorio è da sempre molto stretto. Chiese, castelli, dimore storiche, musei e tanto altro, formano quel continuum stratificato e carico di testimonianze che costruisce il tratto saliente del nostro patrimonio culturale. Un patrimonio culturale certamente materiale, ma soprattutto immateriale, poiché rappresentante nella sua forma intrinseca dell’identità di un popolo.

Parafrasando la definizione dell’ICOM il Museo, in qualità di istituzione permanente, è un luogo accessibile ed inclusivo, in cui tutti possono usufruire di esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.

Il Museo dunque è lo scrigno, dove passato presente e futuro si fondono, dove tradizione ed innovazione costruiscono il carattere simbolico di un territorio. Proprio come la Pinacoteca Civica di Cento costituisce uno dei tanti simboli della propria città e territorio. Ma, quanto questo significato viene percepito e recepito dai suoi stessi cittadini?

Sicuramente la riapertura della Pinacoteca, avvenuta lo scorso 25 novembre, dopo 11 anni dal terribile sisma, ha rappresentato un grande traguardo per la Città e per il suo territorio. Si spera, dunque, che con questa riapertura, Cento sia nuovamente meta culturale di turisti, o anche di semplici curiosi.

Tuttavia, ponendo un confronto con la Pinacoteca della vicina Pieve di Cento, la domanda sorge spontanea: che cosa succederà una volta che l’alone della gioia e dei legittimi festeggiamenti sfumeranno con il passare delle settimane? Qual è il  posto che la Pinacoteca Civica centese si è conquistata nel territorio che la circonda? Che cosa ha lasciato l’inaugurazione del 25 novembre nei cittadini centesi?

Le risposte a queste domande arriveranno con il tempo. Ma certamente, questi sono spunti di riflessione importanti per tutti coloro che operano nel mondo culturale centese. Si ribadisce che la Pinacoteca di Cento, in qualità di Museo, è, insieme a tanto altro, il simbolo della cultura locale. C’è la consapevolezza che essa potrà essere teatro di tantissime iniziative, dove colui che entra non è un consumatore, ma un visitatore con un proprio bagaglio culturale.

In conclusione, risulta doveroso sottolineare che la presa di consapevolezza prima citata dovrebbe essere accompagnata da più cura ed attenzione; soprattutto in un estremo atto di riconoscenza verso colui che per primo ha permesso, attraverso i suoi studi e la sua lungimiranza, che tutto ciò potesse avvenire: Sir Denis Mahon.