L’IMPORTANZA DEL DIALETTO E DELLA COMMEDIA DIALETTALE

Per chi come me è nato in questo territorio, ma da genitori stranieri, è sempre stato difficile sentirsi accettato come parte integrante di una comunità come quella centese. Il centese è per natura molto orgoglioso, chiuso e attaccatissimo alle proprie radici. Negli anni, le numerose iniziative che ho svolto mi hanno perfino permesso di entrare nel famoso testamento di Tasi, che finalmente mi ha permesso di sentirmi parte di questa comunità; prima di quel momento una cosa sola riusciva a definirmi e farmi sentire un vero centese: l’esclamazione che più di tutte uso fin da quando sono Bambino, il meraviglioso “SCULASON”.
Il dialetto è il marchio distintivo che rappresenta un paese, che lo rende unico e speciale, che con i suoi modi di dire, i suoi suoni e i suoi intercalari, differenzia una comunità dall’altra quasi come una caratteristica fisica.
Se ogni nazione ha la sua lingua madre e in molte di queste bisogna saperle parlare per averne la cittadinanza, ecco che il dialetto acquista la medesima funzione; non si può essere centesi se almeno un po’ non lo conosci. Purtroppo però per ragioni sociali, di globalizzazione e forse di una mancanza di amore, il dialetto si sta perdendo. Ecco perché uno dei pochi baluardi di questo linguaggio è la commedia dialettale, che non solo diverte, ma ci permette di mantenerlo vivo, mantenendo viva allo stesso tempo l’unicità di questa città.
A Cento ci sono più compagnie dialettali, che mettono producono spettacoli frizzanti e di gran gusto; una di queste è “i centesi di Ardin”, di cui fanno parte Alessandro Ramin e Stefano Pesci, ai quali abbiamo chiesto di parlare della loro ultima fatica: “TITOLO DA DEFINIRE

Ramin:Essere una comparsa in un “ Titolo da definire” non è certo sinonimo di successi e trionfi anzi… tutto il contrario!
Ma, non sempre è il titolo a descrivere al meglio la complessità della storia e la particolarità dei personaggi ,piuttosto è una questione di ingredienti, come per fare una buona torta!!!
Di certo gli ingredienti non mancano : dalla protagonista un po’ “sui generis”,al cattivo, all’aiutante magico o meglio le aiutanti magiche, alla storia ( famosissima e che da anni fa sorridere il pubblico di tutte le età) … il tutto condito da sane risate e “centesità” che tanto va di moda negli ultimi tempi, con le sue espressioni, i suoi personaggi illustri e quelli della” porta accanto”, con le botteghe storiche e i suoi luoghi di “Culto” !!!!
Una volta mescolati gli ingredienti, cuocere in forno statico a 180 gradi per circa un’ora e mezza e… il risultato è assicurato.
Manca solo il titolo… Suggerimenti????
Con queste premesse, avvolte da un alone di mistero, “ I Centesi di Ardin” ( storica compagnia di teatro dialettale centese nata nel 2005 ) hanno portato in Pandurera oltre 800 spettatori incuriositi, prima , e in seconda battuta, entusiasti, aggiudicandosi il felice primato di “spettacolo più visto dell’intera stagione teatrale 2021/22 “ della Fondazione Teatro Borgatti.
Ma facciamo un passo indietro… chi sono i “Centesi di Ardin” e soprattutto, chi è “Ardin”???
Ardin è lo pseudonimo o meglio, il nome d’arte, di Aroldo Dinelli , illustre ed eclettico personaggio centese : di professione fotografo, commediografo e autore ma conosciuto ai più come l’interprete per antonomasia della “ centesità” e della sua maschera di carnevale ovvero… Tasi.
Lo spirito di Aroldo aleggia ancora oggi all’interno di questa compagnia a lui dedicata.
La sua poetica così schietta ,immediata ,divertente,vera.
Da bravo fotografo, riusciva ad immortalare stralci di vita quotidiana e trasferirli su carta nel suo dialetto ,che era il dialetto della piazza, delle osterie, delle abitazioni del centro e non certo quello cattedratico e aulico di alcuni suoi illustri predecessori .
La commedia era lui, e i personaggi erano quelli di tutti i giorni, con le loro storie assurde, i misfatti, gli “sfondoni”, che “recitavano come parlavano” senza filtri, sapientemente guidati e plasmati dalla sua penna sempre ironica e divertente.
Ardin appartiene a quella gloriosa stirpe di autori che ebbe come padre fondatore Licinio Pedrini classe 1866, che ,con la sua “ Al dé d’la vécia” ovvero “ il giorno della Befana”, fece del dialettale centese non solo un’espressione della cultura di un popolo, ma un ‘opera d’arte vera e propria, suscitando un interesse nazionale per il “ Nostra lingua” proprio come fece Eduardo de Filippo per quella partenopea e Trilussa per quella romanesca, solo per citarne alcuni.
Pedrini, Dinelli; il dott. Falzoni Gallerani, “Janéin”, Didaco Tangerini, il compianto Alessandro Frabetti non sono solo autori e interpreti di commedie e poesie dedicati a una Cento che fu, scritte in una lingua desueta e considerata a volte grezza e volgare… tutt’altro : sono stati protagonisti di una paese in continuo movimento nel corso degli anni e delle generazioni, testimoni di una tradizione secolare radicata e molto presente ma capace di adeguarsi alle mutazioni dei tempi e alle tendenze linguistiche e di moda.
Il dialetto quindi è sempre contemporaneo ovvero moderno in ogni tempo, anche se di radici millenarie.
“Titolo da definire” nasce appunto dalla consapevolezza di tutto ciò ed è figlio di una grandissima eredità lasciataci da colui che ha visto questa compagnia nascere: il grandissimo “Babbo” , regista, autore, interprete e centese doc… Alessandro Frabetti.
Sandro ci ha lasciato tre parole fondamentali : TRADIZIONE, NOVITA’ e TANTO DIVERTIMENTO che sono i pilastri sui quali si fondano i Centesi di Ardin.
Una compagnia teatrale di soli uomini come vuole la tradizione, che va dai 20 agli 80 anni ,che si diverte mettendo in scena testi sempre nuovi cuciti su misura per ogniuno come un abito di sartoria, che fa, delle grasse risate del pubblico e di quelle dietro le quinte, il suo punto di forza, perché diciamocelo: ” Il teatro e il riso fanno bene alla salute e se non ci si diverte a mettere in scena una commedia, non si può pretendere di far ridere il pubblico in egual maniera”. Per concludere, il dialettale Centese non è solo una reliquia da preservare e guardare con ammirazione e distacco ma ha una grande valenza sociale in quanto avvicina al teatro centinaia di persone di tutte le età e ne spinge ad esibirsi altrettante ( ricordiamo che solo nel nostro territorio esistono oltre 6 compagnie di teatro dialettale), con rispetto e un pizzico di sfrontatezza e, inoltre, è un toccasana per mente, corpo e spirito… Quindi ” Mej d’acsè!!!

Pesci: “dunque dopo più di 2 anni siamo tornati sul palcoscenico dell’Auditorium Pandurera di Cento.Non ti nego che l’emozione è stata fortissima. Oltre 2 anni fermi e muti.
Ma devo dire che il record di presenze testimonia la voglia di teatro e la voglia di ridere che aleggia a Cento. Noi ” I centesi di Ardin” ce l’abbiamo messa tutta…..ed è stato semplicemente MAGICO ritrovare il nostro pubblico. Una storia divertente e a tratti ridanciana e mistica. Il regista Alessandro Ramin è stato un genio. Il dialetto fa parte della nostra cultura e del nostro essere. Il Centese è un modo di essere e di parlare. Nel nostro piccolo credo che riusciamo ad avvicinare un pubblico vasto dai giovani , alle persone anziane proprio perché facciamo del dialetto una forza espressiva.
Io dico solo che Cento ha bisogno di sorridere, Cento ha bisogno del teatro e di mantenere vive le nostre tradizioni e le nostre radici. Sicuramente faremo repliche ma allo stato attuale non diamo ancor date . A prestissimo e…..CHE DIO CI AIUTI.
la Vostra Reverenda Madre suor Anna
Ovvero Stefano Pesci”