06 Feb DA SANREMO A CENTO OLTRE LA DIVERSITÀ
Cento e Sanremo, città distanti ma vicine perché spesso superate dalla fama dei loro eventi. Da noi il carnevale, da loro il Festival della canzone italiana per eccellenza che si è concluso nella notte con la vittoria di Mahmood e Blanco, con la loro Brividi. Due comunità che attraverso i loro eventi consegnano ogni anno un upgrade dell’immagine e del look, col quale gli italiani imparano a riconoscersi. Il 2022 non sembra fare eccezione, anche se per comprendere l’intento di questa riflessione occorre assegnare al Festival di Sanremo il valore di immagine, di icona estetica e alla comunità di Cento una possibile traduzione del suo significato.
Le serate all’Ariston sono state scandite non solo dal successo delle sue canzoni, ma anche e come spesso nelle ultime edizioni da un alternarsi di look originali. In modo particolare, hanno colpito quelli delle figure maschili. I classici completi e smoking sono stati completamente e ancora di più rispetto al passato rivoluzionati: tanti colori, gonne, trucco pesante sui volti, pioggia di anelli e collane, petti nudi e spogliarelli. Al tempo stesso, è apparso molto più consolidato, semplice ed elegante il look della maggior parte delle concorrenti femminili in gara. Cosa ci ha voluto consegnare il Festival con questo tipo di immagine? Cosa può c’entrare Cento con tutto ciò?
Non ci è dato a sapere quale sia la ragione di questo cambiamento. Si potrebbe ipotizzare che il look fluido dei Måneskin, vincitori e poi trionfatori internazionali lo scorso anno, abbia suggerito una certa efficacia di un’eccentricità anche nell’abbigliamento maschile. Potrebbe esserci, anche non troppo nascosto, un messaggio di superamento del concetto di diversità, magistralmente argomentato da Drusilla Foer nel corso della terza serata del Festival. Potrebbe però anche essere interessante proporre una riflessione che il celebre Carlo Verdone suggeriva già 40 anni fa, ai tempi di Borotalco per intenderci.
Il regista romano già negli anni ’80 cercava di raccontare attraverso le sue commedie una difficoltà della figura maschile a soddisfare le aspettative sociali legate al proprio genere. Se pensiamo a Sergio Benvenuti, al mitico Furio Zoccano di Bianco Rosso e Verdone, al finto prete Rolando Ferrazza in Acqua e Sapone per citarne solo alcuni, ebbene quelli erano personaggi che combattevano nevroticamente con una fragilità legata all’espressione del loro dover essere (sicuri, di successo e responsabili della loro vita e famiglia, per intenderci). Sembra insomma che già da tempo la figura maschile stia faticando ad esprimersi con la stessa sicurezza che invece ha progressivamente e finalmente contraddistinto quella femminile.
E torniamo al Festival di Sanremo. Un’impressione è stata che il look più stravagante, colorato e fluido degli uomini in gara abbia suggerito quasi un tentativo di indebolire l’iconografia classica con la quale il maschio si è sempre riconosciuto. Forse allora è vero che l’idea e l’aspettativa legata all’uomo è definitivamente stata superata dalla storia e anche da una maggiore consapevolezza da parte della donna.
E concludiamo ritornando alla nostra piccola Cento. Nei mesi scorsi, con i nostri video servizi, ci siamo permessi di porre in risalto la presenza di donne in gamba nella nostra comunità politica: prima hanno fatto incetta di preferenze nelle elezioni, poi hanno ribadito con i loro interventi al Consiglio Comunale, in Giunta e nelle delegazioni dei partiti una determinazione che si sta via via traducendo in garanzia di efficacia amministrativa e rappresentativa.
Anche qua, forse non abbiamo potuto dimostrare l’indebolimento delle qualità del cittadino maschio, ma abbiamo colto l’efficacia e le grandi abilità da parte delle cittadine che risultano, come sul palco dell’Ariston, un trionfo della donna come genere, che sta superando con tanta forza il concetto di genere stesso.
Cosa dobbiamo aspettarci adesso? Il Sindaco vestito come Achille Lauro?! L’estetica non basta a raccontare un fatto sociale, ma anche questo Festival di Sanremo ci ha ribadito un concetto che avevamo già intuito nella nostra piccola comunità: la questione di genere può essere superata perché le aspettative legate alla conservazione di una divisione nelle possibilità fra uomo o donna (ma sarebbe bello poter concretamente estendere il concetto anche ad altre diversità inutili… Drusilla Foer docet, ribadisco) non sussiste più. Un saluto a zia Mara!